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Intelligence al servizio della sicurezza e della democrazia
Il 4 aprile è stato presentato presso la Casa dell’Aviatore a Roma il Manuale di Intelligence e servizi segreti (edito da Rubbettino) scritto da Alberto Pagani, capogruppo Pd in Commissione Difesa della Camera. In occasione della presentazione, l’autore ha riunito intorno ad un tavolo Franco Gabrielli (sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza nazionale), Robert Gorelick (già capo della Cia in Italia), Andrea Manciulli (presidente di EuropaAtlantica) e Mario Caligiuri (presidente della Società italiana Intelligence). Ha moderato il dibattito Flavia Giacobbe, direttore delle riviste Formiche e Airpress.
Questa guida per addetti ai lavori e semplici curiosi illustra il mondo delle agenzie toccando vari argomenti (letteratura, storia, geopolitica, spionaggio nei film come 007 e Moby Dick, strategia, mondo militare, tendenze di settore, tecnologie disruptive, mondo cibernetico, Big Data, Internet of Things).
Tra i vari temi, risulta particolarmente interessante la complessità della relazione fra ciclo dell’Intelligence e decisioni politiche.
Nel corso della presentazione del Manuale, si è parlato anche di fragilità delle infrastrutture critiche e di minacce di varia natura provenienti dalle fake news e dalla cosiddetta infowar (guerra dell’informazione). Quest’ultimo è un tema molto attuale che si dimostra critico anche nell’attuale conflitto ucraino.
A lezione di Intelligence: il ruolo della politica
Gabrielli, Manciulli, Gorelick e Caligiuri si sono confrontati riguardo alla natura dei servizi informativi, alla loro importanza per la sicurezza e la tutela della democrazia passando dal ruolo della politica nell’ambito dell’Intelligence all’uso delle nuove tecnologie e del soft power. Per soft power s’intende la capacità di un potere politico di persuadere ed attrarre attraverso risorse intoccabili come valori, cultura, istituzioni politiche.
In 450 pagine, il Manuale di Intelligence e servizi segreti di Alberto Pagani non intende proporre istruzioni tecniche: l’autore vuole offrire una “visione da politico di questo strumento in quanto la politica indirizza l’Intelligence” ed è, perciò, un elemento essenziale. Come tale la politica deve essere all’altezza della situazione: per svolgere il suo compito, deve essere in grado di sapere come funziona il meccanismo dell’Intelligence, saper scegliere cosa è doveroso indagare.
Pagani aggiunge: “non dico che il politico debba essere un veggente ma partecipando al ciclo dell’Intelligence deve orientare l’organizzazione nella capacità di analisi dello scenario. Non può raccontarne soltanto il fatto”, deve pianificare a lungo termine, essere lungimirante. Guardando al domani, la politica deve saper collegare “quello che c’è con quello che vorremmo ci fosse”.
Intelligence al servizio della sicurezza: La minaccia della disinformazione nell’era dei Big Data
Nel XXI secolo l’importanza delle informazioni è enorme, è la priorità.
La fase che stiamo vivendo “è segnata dalla disinformazione in modo strutturale” ha commentato Mario Caligiuri che non solo ha curato la presentazione del libro di Pagani ma ha adottato il volume come manuale di testo per il proprio corso di Intelligence all’università della Calabria.
In termini di informazione, l’Intelligence rappresenta la conoscenza necessaria per i nostri tempi, l’attuale guerra lo dimostra – ha spiegato Caligiuri. “L’Intelligence può servire a contrastare i rischi permanenti in cui siamo immersi”.
Il vero potere resta l’utilizzo che si fa delle informazioni. Bisogna “sapere quali informazioni ignorare”.
Gabrielli: la necessità di una riforma unitaria dei servizi di informazione
Sul tema delle esigenze odierne dei servizi di informazione in Italia è intervenuto Franco Gabrielli, che ha evidenziato la necessità di una riforma unitaria dei servizi divisi attualmente nelle agenzie Aisi (interno) e Aise (estero) e coordinate dal Dis.
Gabrielli ricorda che, un anno fa, quando venne scelto dal premier Draghi per vigilare sul comparto, dichiarò la sua preferenza per un servizio unico rispetto ad una pluralità di servizi.
Secondo Gabrielli, in tempi come i nostri, “sfugge la distinzione fra interno ed esterno su temi come terrorismo, cybersecurity, ecofin”.
L’Intelligence al servizio della sicurezza: come strumento della democrazia e soft power
Riflettendo sul concetto di democrazia, Robert Gorelick ha ricordato il periodo della Guerra Fredda. All’epoca, l’idea di democrazia era importantissima, si lottava per questa idea.
A seguito della caduta del muro di Berlino, questo concetto è sfumato, si è perso: i servizi hanno focalizzato il loro interesse su temi come la lotta al terrorismo.
Forse, ammette Gorelick, “abbiamo perso questa idea di democrazia ed è un peccato. Oggi c’è chi parla di Intelligence come un sistema occulto contro la democrazia, ma l’Intelligence è uno strumento della democrazia, essenziale per difenderla e renderla più credibile e forte”.
Lo strumento del soft power è molto importante per l’Intelligence: la comunicazione strategica rivolta anche all’esterno serve a tutelare la democrazia e ad affrontare le sfide del futuro.
“Laguerra che stiamo osservando sarebbe differente senza la comunicazione, senza il costante confronto con i social network e l’informazione” ha spiegato Andrea Manciulli. Ha evidenziato che, ad oggi, non siamo in grado di “misurare il peso della comunicazione nei conflitti e nella percezione dell’insicurezza nell’opinione pubblica”. La comunicazione può cambiare i comportamenti politici e gli orientamenti nella vita delle persone.
Fonte: formiche.net
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